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CASA FRESCA SENZA CONDIZIONATORI SEMPRE ACCESI? SI PUÒ, SE LA PROGETTI BENE!

Data: 08-04-2025

Negli ultimi anni è emerso con forza un dato di fatto: l’efficienza energetica degli edifici non è più solo una questione invernale. Le estati sempre più torride e lunghe mettono a dura prova le nostre case e spingono verso un uso massiccio dei condizionatori. Ecco perché oggi il raffrescamento estivo è diventato un elemento chiave nella progettazione energetica degli edifici … Il cambiamento climatico e le ondate di calore …

Negli ultimi anni è emerso con forza un dato di fatto: l’efficienza energetica degli edifici non è più solo una questione invernale. Le estati sempre più torride e lunghe mettono a dura prova le nostre case e spingono verso un uso massiccio dei condizionatori. Ecco perché oggi il raffrescamento estivo è diventato un elemento chiave nella progettazione energetica degli edifici … Il cambiamento climatico e le ondate di calore …

Estati più calde e prolungate aumentano il rischio di ambienti interni surriscaldati. Secondo dati ENEA, i consumi per il raffrescamento estivo delle abitazioni in Italia sono cresciuti del 20% tra il 2015 e il 2023. Questo significa che sempre più famiglie ricorrono all’aria condizionata per trovare sollievo nelle giornate afose. Oggi il fresco estivo incide tra il 15% e il 25% della bolletta elettrica annua di una famiglia media, una quota tutt’altro che trascurabile.

Comfort e salute degli ambienti interni
Vivere in ambienti surriscaldati non è solo scomodo, ma può influire sul benessere e la salute, soprattutto di bambini e anziani. Un’abitazione progettata per restare fresca d’estate garantisce un comfort abitativo elevato, evitando quella sensazione di afa indoor che tutti vogliamo scongiurare. In altri termini, un edificio efficiente d’estate è un edificio in cui si vive meglio.

Costi energetici ed economici
Climatizzare ambienti molto caldi richiede molta energia elettrica. Se un edificio non è pensato anche per le stagioni calde, il rischio è di annullare in estate i risparmi ottenuti in inverno. Bollette salate nei mesi estivi possono vanificare i benefici di un buon isolamento invernale. Al contrario, edifici progettati con attenzione al raffrescamento necessitano di meno aria condizionata e permettono di risparmiare sensibilmente sui costi di esercizio stagione dopo stagione.

In sintesi, considerare il comportamento di un edificio durante l’estate non è più un optional: è diventata una necessità dettata sia dal clima che viviamo, sia dal desiderio di comfort e risparmio. Ma c’è di più: anche le normative e le nuove tecnologie spingono in questa direzione.
L’evoluzione normativa: dalle UNI/TS 11300 agli edifici NZEB

La sensibilità verso l’efficienza estiva non nasce solo dall’esperienza quotidiana, ma è sostenuta da una chiara evoluzione normativa. Fino a qualche anno fa le leggi e le norme tecniche si concentravano quasi esclusivamente sul risparmio invernale (riscaldamento), mentre oggi danno pari importanza alla climatizzazione estiva. Vediamo alcuni passaggi chiave di questa evoluzione:
1 – Introduzione del calcolo estivo nelle norme UNI/TS 11300: Le specifiche tecniche UNI/TS 11300 (riferimento per il calcolo della prestazione energetica degli edifici in Italia) hanno via via integrato anche il fabbisogno di raffrescamento estivo. Ciò significa che già in fase di progetto e nelle certificazioni energetiche si deve valutare quanta energia servirà per raffreddare gli ambienti. Ad esempio, viene calcolato un indice di prestazione energetica per la climatizzazione estiva, analogamente a quanto si fa per il riscaldamento. Questo è stato un primo importante passo: riconoscere ufficialmente che il “freddo” estivo conta quanto il “caldo” invernale.
2 – Requisiti di legge per evitare il surriscaldamento: Già dal 2009 la normativa italiana ha introdotto parametri specifici per controllare il comportamento estivo degli edifici. Il D.P.R. 59/2009 prevedeva, per le nuove costruzioni, verifiche sull’inerzia termica delle pareti: in pratica richiedeva che muri e solai avessero una certa massa o capacità di attenuare e ritardare il flusso di calore (la cosiddetta trasmittanza termica periodica). Questo obbligo tecnico ha spinto i progettisti a scegliere stratigrafie di parete capaci di limitare il picco di caldo che entra in casa nelle ore più calde. Parallelamente, si sono diffusi accorgimenti progettuali come lo schermare le finestre dal sole diretto e prevedere una ventilazione naturale notturna: soluzioni ora considerate parte integrante di una buona progettazione energetica estiva.

Edifici a energia quasi zero (NZEB) e pompe di calore
Un salto significativo è avvenuto con l’introduzione degli NZEB (Nearly Zero Energy Buildings), edifici ad energia quasi zero, divenuti obbligatori per i nuovi edifici in Europa (e in Italia) a partire dal 2021. Un edificio NZEB deve avere una prestazione energetica altissima tutto l’anno, quindi consumi molto bassi sia in inverno che in estate, coperti in gran parte da fonti rinnovabili. In questo contesto, tecnologie come le pompe di calore hanno assunto un ruolo centrale: sono sistemi in grado di fornire riscaldamento invernale e raffrescamento estivo con alta efficienza, soprattutto se alimentati da energia rinnovabile. Le normative nazionali spingono proprio in questa direzione: oggi per i nuovi edifici è obbligatorio coprire con fonti rinnovabili almeno il 50% dell’energia necessaria per riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria. Questo requisito di legge, oltre agli incentivi disponibili, favorisce la diffusione di impianti in pompa di calore abbinati ai pannelli fotovoltaici. Si tratta di soluzioni che, grazie all’uso dell’energia elettrica da fonte solare, riducono drasticamente (se non azzerano) i consumi di gas e l’uso di combustibili fossili. In altre parole, il quadro normativo odierno spinge verso edifici ben isolati, dotati di impianti efficienti e rinnovabili, capaci di assicurare comfort estivo e invernale con consumi minimi.

Questa evoluzione normativa ed ambientale lancia un messaggio chiaro: non possiamo più progettare pensando solo all’inverno. Dalla scelta dei materiali ai sistemi impiantistici, tutto va valutato anche in funzione dei mesi caldi. Vediamo allora come materiali e tecnologie possono fare la differenza in estate.
Materiali e isolamento: il segreto del comfort estivo

Quando si parla di comfort estivo, molta dell’attenzione si concentra giustamente sugli impianti di climatizzazione. Ma c’è un aspetto spesso meno visibile ma fondamentale: l’involucro edilizio, ovvero pareti, tetto, solai e infissi. La scelta di materiali e soluzioni costruttive influenza enormemente la capacità di una casa di restare fresca. Due concetti chiave entrano in gioco: isolamento termico e massa termica (inerzia).

Il fenomeno di sfasamento termico
Una parete con buona massa e isolamento fa sì che l’onda di calore esterna (picco di 35°C) venga attenuata e ritardata. Il calore raggiunge l’interno ore dopo, con un picco molto più basso (26°C), garantendo ambienti più freschi nelle ore critiche. Isolare anche dal caldo – Un buon isolamento termico non serve solo a trattenere il calore in casa d’inverno, ma anche a tenere fuori il caldo d’estate. Materiali isolanti posati su pareti e coperture funzionano come un “cappotto estivo”, impedendo all’aria torrida esterna di riscaldare velocemente l’interno.

Tuttavia, non tutti i materiali isolanti hanno lo stesso comportamento nei mesi caldi. Oltre alla trasmittanza (la capacità di bloccare il flusso di calore in generale), conta l’inerzia termica: la capacità del materiale di assorbire e rilasciare lentamente il calore. Un materiale leggero con bassa inerzia si scalda velocemente e altrettanto velocemente trasferisce calore all’interno. Al contrario, un materiale ad alta densità e calore specifico (esempio: fibra di legno, lana di roccia, laterizio) si riscalda più lentamente e può accumulare parte del calore, rilasciandolo gradualmente quando la temperatura esterna scende (tipicamente di sera/notte). Questo effetto di “ritardo” (detto sfasamento) fa sì che il picco di caldo esterno non coincida con il picco di caldo interno: è un po’ come posticipare l’ingresso del calore, guadagnando ore di comfort senza climatizzazione attiva.

Materiali pesanti e materiali naturali … Una parete massiccia (ad esempio in mattoni pieni o calcestruzzo) richiede molto tempo prima di scaldarsi del tutto, soprattutto se ha all’esterno uno strato isolante. Le soluzioni a “cappotto” che uniscono materiali pesanti + isolamento termico sono infatti ideali: la massa del muro attenua le oscillazioni di temperatura, mentre lo strato coibente riduce l’ingresso del calore. Anche molti isolanti naturali si comportano egregiamente d’estate: pensiamo ai pannelli in fibra di legno, alla fibra di cellulosa insufflata nelle intercapedini, al sughero o anche alla tradizionale lana di roccia (di origine minerale, ma con caratteristiche simili).

Questi materiali, oltre ad avere una buona capacità isolante, sono caratterizzati da alta densità e ottima inerzia termica. Ciò significa che riescono a limitare il surriscaldamento interno molto meglio di isolanti più leggeri come il polistirene (EPS). Ad esempio, a parità di spessore, una copertura isolata con fibra di legno manterrà la mansarda decisamente più fresca nelle ore pomeridiane rispetto a una isolata con solo polistirolo, proprio grazie all’effetto ritardante della sua massa. Prestazioni estive misurabili – Quanta differenza possono fare questi materiali?

Le simulazioni e i casi pratici mostrano risultati sorprendenti. Un involucro ben progettato (quindi con isolamento adeguato, materiali ad alta inerzia, colori chiari all’esterno, ecc.) può ridurre il fabbisogno di raffrescamento di un edificio anche del 30-40%. In alcuni climi e situazioni, significa anche 5-6°C in meno all’interno di un sottotetto nelle ore più calde, rispetto a un edificio non isolato. Questo si traduce in meno ore di condizionatore acceso o addirittura nella possibilità di farne a meno nelle mezze stagioni. Non solo: migliorando l’involucro diminuiscono le ore annuali in cui si superano i 25°C interni, aumentando il comfort. Studi hanno rilevato che con un isolamento eccellente il numero di ore oltre i 25°C può calare fino al 75%, un enorme beneficio per chi abita la casa. Naturalmente oltre a isolamento e massa, contano anche altri fattori dell’involucro: ad esempio la protezione dalla radiazione solare (shading). Tende da sole, persiane, frangisole o alberi decidui opportunamente posizionati possono bloccare una grande quantità di calore prima che entri in casa.

Allo stesso modo una ventilazione naturale notturna (aprire le finestre la sera per far entrare aria fresca, oppure dotarsi di sistemi di ventilazione meccanica controllata con funzione free-cooling) aiuta a smaltire il calore accumulato durante il giorno. Una progettazione attenta combina tutte queste soluzioni passive per creare un edificio che, già di suo, oppone resistenza al caldo estivo. A quel punto, gli impianti di climatizzazione avranno un lavoro molto più facile ed efficiente. Ed è proprio il rapporto tra involucro ed impianti che affrontiamo nel prossimo punto.

Involucro ed impianti: una sinergia vincente

Un edificio davvero efficiente è come un’orchestra ben concertata: ogni elemento svolge la sua parte in armonia con gli altri. Nel caso del comfort estivo, i “sezioni” principali dell’orchestra sono l’involucro edilizio (pareti, tetto, infissi… di cui abbiamo parlato) e gli impianti tecnologici (climatizzazione, ventilazione, fonti rinnovabili). È fondamentale che questi elementi lavorino in sinergia. Cosa significa in pratica?

Immaginiamo due situazioni opposte. Nella prima, un edificio poco isolato e senza schermature viene raffrescato da un condizionatore qualsiasi. Nelle ore più calde il sole infiamma le pareti e il tetto, che si scaldano rapidamente e trasferiscono calore all’interno. Il climatizzatore, per quanto potente, dovrà restare acceso a lungo, consumando molta energia, per cercare di abbassare la temperatura interna. Risultato: ambienti comunque non troppo confortevoli, macchina sempre al massimo e bolletta che lievita. Nella seconda situazione, abbiamo un edificio ben coibentato e ben progettato, a cui abbiniamo un impianto efficiente. Le pareti e il tetto isolati fanno entrare pochissimo calore; magari le finestre hanno vetri basso-emissivi e schermature che evitano l’effetto serra. La casa rimane fresca più a lungo naturalmente. A quel punto basta un impianto di climatizzazione più piccolo e meno energivoro per mantenere il comfort desiderato. Magari bastano pochi gradi di raffrescamento attivo, e per poche ore al giorno. Risultato: ambienti freschi e piacevoli, con l’impianto che lavora al minimo e consumi ridotti.

Questa semplice comparazione ci porta a due conclusioni: 1) un involucro efficiente riduce il fabbisogno di raffrescamento (si può installare un climatizzatore di minor potenza e usarlo meno); 2) quando serve attivare gli impianti, è cruciale che siano di ultima generazione ed integrati con fonti rinnovabili. Vediamo perché. Oggi la soluzione più versatile ed efficiente per climatizzare casa è spesso la pompa di calore reversibile. Si tratta di un unico sistema che d’inverno funziona come riscaldamento (estraendo calore dall’aria esterna, dall’acqua o dal terreno) e d’estate funziona al contrario, come condizionatore, estraendo calore dalla casa e scaricandolo fuori. Una pompa di calore moderna ha coefficienti di rendimento molto elevati (COP in riscaldamento, EER in raffrescamento), il che significa che per ogni kWh di elettricità consumata può fornire diversi kWh di caldo o di freddo.

Attenzione però: perché dia il meglio, una pompa di calore va scelta e dimensionata con cura. In fase di progettazione occorre valutare il carico termico estivo dell’edificio (quanta potenza frigorifera serve nelle giornate più calde) e il carico invernale, e scegliere un modello adeguato. Un impianto ben progettato tiene conto delle condizioni ambientali, del tipo di edificio e del suo isolamento, in modo da evitare macchine sovradimensionate o sottodimensionate. La taglia giusta permette di mantenere sempre l’impianto in regime ottimale, evitando sprechi. Ora, la vera forza di una pompa di calore elettrica si vede quando la combiniamo con un impianto fotovoltaico. In piena estate, l’irraggiamento solare è al massimo proprio quando abbiamo più bisogno di raffrescamento. I pannelli fotovoltaici sul tetto possono generare gran parte (se non tutta) dell’energia elettrica richiesta dalla pompa di calore nelle ore diurne. Significa che mentre il sole picchia sul tetto, lo stesso sole sta fornendo l’energia per alimentare il raffrescamento interno – un paradosso positivo! In pratica, ci rinfreschiamo col sole, senza prelevare (o prelevando pochissimo) energia dalla rete. Questa sinergia offre due vantaggi enormi: riduzione dei costi in bolletta e sostenibilità ambientale.

È possibile arrivare a coprire una buona fetta del fabbisogno di climatizzazione con energia rinnovabile autoprodotta, soprattutto se l’impianto è dotato anche di un sistema di accumulo che consente di utilizzare di sera l’energia solare raccolta di giorno. Alcuni studi stimano che l’abbinamento pompa di calore + fotovoltaico possa ridurre fino all’80% i consumi di energia acquistata dalla rete di un’abitazione tipo. Anche se il dato può variare, il trend è chiaro: la combo involucro efficiente + pompa di calore + fotovoltaico è la chiave per edifici freschi d’estate a consumo quasi zero. Va sottolineata un’altra sinergia importante: quella con i sistemi di ventilazione e deumidificazione. Un edificio molto isolato è spesso anche molto ermetico; per mantenere un buon comfort serve ricambiare l’aria viziata e controllare l’umidità interna. Impianti di ventilazione meccanica controllata con recupero di calore, dotati magari di bypass estivo (per immettere aria notturna fresca) o di funzioni di deumidificazione, si integrano perfettamente nel quadro della climatizzazione efficiente.

Così, il benessere è completo: aria fresca, pulita e asciutta, senza sprechi energetici. Abbiamo visto dunque che progettare un edificio pensando all’estate significa far collaborare l’involucro edilizio e gli impianti tecnologici. Quando ciò avviene, il risultato è superiore alla somma dei singoli contributi: la casa rimane fresca con pochissima energia. Ma come quantificare l’impatto di queste scelte progettuali? Proviamo a raccontarlo con qualche esempio concreto.
Il peso delle scelte progettuali: esempi pratici

A volte per capire l’importanza di certi accorgimenti è utile vedere esempi concreti. Di seguito propongo due scenari semplificati che aiutano a illustrare quanto possano incidere le decisioni prese in fase di progetto sul comportamento estivo di un edificio.

Esempio 1 – Mansarda isolata vs non isolata: Immaginiamo due appartamenti mansardati identici, in una zona dal clima estivo caldo. Il primo ha il tetto ben isolato (poniamo 15 cm di fibra di legno, materiale ad alta densità) e magari un controsoffitto ventilato; il secondo invece ha il tetto senza isolamento o con un isolante minimo. In una giornata di sole a 32°C, nella mansarda non isolata la temperatura interna potrebbe salire facilmente oltre i 34-35°C nel tardo pomeriggio, rendendo gli ambienti invivibili senza aria condizionata continua. Nella mansarda isolata, grazie allo sfasamento termico, all’ora di cena la temperatura interna potrebbe essere invece intorno ai 26-27°C, perché gran parte del calore è rimasto “bloccato” nel pacchetto di copertura. Di sera, aprendo le finestre o attivando una ventilazione, l’accumulo di calore si disperde. Il risultato? Nel locale non isolato il condizionatore dovrà lavorare molte più ore e a piena potenza, mentre in quello ben isolato forse basterà accenderlo per un’oretta oppure non servirà affatto nelle giornate meno estreme. Questo esempio evidenzia il concetto già discusso: un buon isolamento estivo può ridurre fino a metà il fabbisogno di climatizzazione e abbattere i picchi di temperatura interna.

Esempio 2 – Soluzione tradizionale vs progettazione integrata: Consideriamo ora due abitazioni unifamiliari. La prima, costruita senza particolari accorgimenti, ha muri poco isolati e nessuna schermatura solare; per rinfrescarla sono stati installati 3 condizionatori portatili/monoblocco nelle stanze principali e una vecchia caldaia per il riscaldamento. La seconda casa, invece, è frutto di una progettazione energetica accurata: ha involucro ad alte prestazioni (cappotto termico, tetto coibentato, vetri doppi basso-emissivi con persiane), ed è dotata di pompa di calore aria-acqua reversibile dimensionata sul fabbisogno effettivo, collegata a pannelli radianti a pavimento e integrata da un impianto fotovoltaico da 5 kW sul tetto. Durante l’estate, la prima casa fatica a stare fresca: i condizionatori portatili consumano molta corrente e riescono appena a mantenere 28°C interni nelle ore più calde, con bollette elettriche molto elevate e stanze non uniformemente rinfrescate. La seconda casa, invece, grazie all’involucro, si mantiene fresca più a lungo naturalmente; la pompa di calore entra in funzione nelle ore più calde pompando fresco nei pavimenti radianti, consumando pochissima elettricità presa in gran parte dal fotovoltaico. In pratica di giorno la casa si rinfresca con il sole, e di notte l’inerzia della struttura e l’isolamento mantengono il comfort. A fine estate, confrontando i consumi, la differenza è notevole: la casa “tradizionale” ha speso magari diverse centinaia di euro in elettricità per l’AC, mentre la casa integrata ha costi minimi (grazie all’autoproduzione) e ha goduto di un comfort superiore (niente getti d’aria fredda localizzati, ma fresco uniforme e silenzioso). Questo esempio evidenzia come affidarsi a soluzioni moderne e integrate sin dall’inizio paga nel lungo termine, sia economicamente che in qualità della vita.

Naturalmente ogni caso ha le sue particolarità, ma questi esempi aiutano a capire l’ordine di grandezza degli effetti: le scelte progettuali possono fare la differenza tra un ambiente torrido ed uno piacevolmente fresco a parità di condizioni esterne. È un “bypass cognitivo” importante: spesso si pensa che per avere fresco basti aggiungere condizionatori. In realtà, come abbiamo visto, il segreto sta a monte, nella progettazione dell’involucro e nella scelta di impianti appropriati. Investire in una buona progettazione energetica estiva significa ridurre il bisogno di soluzioni d’emergenza (condizionatori a palla) e godere di un comfort naturale.
Ogni edificio è unico: l’importanza della diagnosi energetica

A questo punto sorge spontanea una domanda: quali interventi specifici servono per migliorare il comfort estivo della mia casa? La tentazione di trovare online la “ricetta magica” è forte (ad esempio: basta installare X cm di isolamento o una pompa di calore Y e risolvi), ma la realtà è che ogni edificio è un caso a sé. Le variabili in gioco sono tante: la zona climatica, l’orientamento dell’edificio, i materiali con cui è costruito, l’età e lo stato di conservazione, il comportamento degli occupanti, persino eventuali vincoli architettonici.

Quello che funziona per una casa, potrebbe non essere ottimale per un’altra. Ecco perché la parola d’ordine per un professionista serio è diagnosi energetica preliminare. Prima di proporre soluzioni, occorre studiare nel dettaglio l’edificio e capire dove intervenire prioritariamente. Una consulenza energetica preliminare serve proprio a questo: è un check-up dell’edificio, una fotografia della situazione attuale (punti deboli dell’involucro, dispersioni, cause di surriscaldamento, efficienza degli impianti esistenti) e uno studio delle possibili migliorie. Solo con questo approccio su misura si possono evitare errori grossolani, come interventi inutili o sovradimensionati.

Quante volte sentiamo di persone che hanno speso molto per installare impianti potentissimi o isolamenti costosi, per poi scoprire che avrebbero potuto ottenere gli stessi risultati con meno, o che un intervento mirato diverso avrebbe dato maggior beneficio! L’analisi preliminare evita sprechi di tempo e denaro, indicando la strada più efficace. Un caso emblematico, visuto personalmente poche settimane fa, riguarda una perizia tecnica per una ristrutturazione in cui era stato inserito un impianto ibrido (caldaia + pompa di calore) sovradimensionato senza una reale necessità. I clienti, inseguiti dal miraggio della casa in classe A4, si sono trovati con un sistema costoso da gestire e oltre le loro esigenze. Solo a consuntivo hanno capito che, con una consulenza trasparente iniziale, si potevano risparmiare decine di migliaia di euro evitando scelte eccessive. Questo esempio (purtroppo reale) insegna che affidarsi a un professionista indipendente e preparato sin dalle prime fasi è fondamentale. Significa avere qualcuno che mette al centro il vostro interesse – il comfort e il risparmio nel lungo termine – e non la vendita di un prodotto o di una soluzione preconfezionata. Inoltre, un esperto come Luca segue il cliente in tutte le fasi: dall’analisi iniziale alla progettazione esecutiva, fino alla direzione lavori e al collaudo degli impianti. Ogni dettaglio viene curato con attenzione, dalla scelta di materiali idonei e certificati fino alla posa in opera a regola d’arte, perché solo così si garantiscono le prestazioni previste sulla carta.

Questa professionalità a 360 gradi fa la differenza tra un progetto che sulla carta promette e un edificio che nella realtà mantiene quelle promesse. Ogni edificio ben studiato diventa un caso di successo, con proprietari soddisfatti per il comfort raggiunto e per i risparmi ottenuti anno dopo anno. In conclusione, non esistono due edifici uguali e non esiste una soluzione standard valida per tutti. Ecco perché il messaggio da portare a casa è: prima di qualsiasi intervento importante, fate valutare la vostra situazione da un professionista di fiducia. Una diagnosi energetica preliminare vi darà gli strumenti per decidere consapevolmente come procedere, con la certezza che ogni euro investito lavorerà davvero per migliorare la vostra casa.
Conclusione

Pensare alla progettazione energetica estiva significa guardare la propria casa con occhi nuovi, immaginarla non solo protetta dal freddo di gennaio ma anche piacevolmente fresca ad agosto. È un approccio olistico, che unisce conoscenze su materiali, impianti, clima e comportamenti d’uso. Abbiamo visto come il contesto attuale – fatto di estati più calde, di normative più stringenti e di tecnologie innovative – renda questa visione non solo utile, ma necessaria. Il vantaggio è duplice: da un lato miglioriamo il comfort e la qualità della vita negli ambienti in cui trascorriamo il nostro tempo; dall’altro riduciamo i consumi energetici e l’impatto ambientale, contribuendo a un futuro più sostenibile (e risparmiando sui costi). Forse vi state chiedendo: da dove iniziare per rendere la mia casa efficiente anche d’estate? La curiosità è il primo passo. Il secondo passo, concreto, può essere quello di affidarvi a chi di queste tematiche ha fatto la propria professione e passione. Luca Marcenaro è a vostra disposizione per valutare il caso specifico del vostro edificio e consigliarvi gli interventi più adatti. Ogni progetto inizia da un’analisi: scoprite di più sulla consulenza energetica preliminare e perché è così importante, oppure contattateci direttamente per fissare un sopralluogo.

Non aspettate la prossima estate per accorgervi che “qualcosa andava fatto”. Giocare d’anticipo conviene: una progettazione attenta oggi si tradurrà in una casa più confortevole e meno energivora domani. Investire in efficienza estiva significa vivere meglio la casa e proteggerla per il futuro, con l’affiancamento di un professionista che vi guiderà in ogni scelta. La vostra casa – unica e speciale – merita un vestito su misura anche per l’estate!

Potete seguire gratuitamente i miei brevi interventi relativi al risparmio energetico, alle energie rinnovabili e a tutto ciò che riguarda l’impiantistica e la termotecnica in genere, visionando il mio BLOG, iscrivendovi alla mia Newsletter, seguendo la mia pagina fans di Facebook, il mio profilo LinkedIn, Instagram, Twitter oppure il mio canale Telegram, spazi web tramite i quali cerco, il più costantemente possibile, di divulgare in maniera trasparente informazioni di interesse, sperando in una condivisione costruttiva di idee e di esperienze.

Ing. Marcenaro Luca

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